PILLOLA ANTICONCEZIONALE E RISCHIO CANCRO
La pillola riduce o aumenta il rischio di neoplasie? Dipende. Per
questo è necessario fare accurati screening per scongiurare pericoli. Ma
l’analisi costi/benefici propende decisamente a favore della pillola
che riduce notevolmente rischi di cancro dell’utero e dell’endometrio
La pillola riduce o aumenta il rischio di neoplasie? Dipende. Per questo è necessario fare accurati screening
La
pillola anticoncezionale rappresenta uno dei metodi contraccettivi più
efficaci con una percentuale di successo pari al 99%, essendo legata la
percentuale di insuccesso perlopiù a inadeguata o errata assunzione
della stessa . Ad oggi, però, la contraccezione orale non limita la sua
azione benefica unicamente a quella anticoncezionale, ma estende i suoi
effetti anche aldilà della necessità contraccettiva.
Una recente ricerca svolta dalla Oxford
University e pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, ha
evidenziato che la pillola anticoncezionale ha un effetto protettivo
sull'ovaio riducendo il rischio di tumore. Vediamo di seguito nel
dettaglio le associazioni tra uso della pillola con diverse patologie
tumorali.
Tumore dell’endometrio e dell’ovaio.
I contraccettivi orali riducono il tumore dell’endometrio e dell’ovaio e
precisamente, per quanto riguarda il tumore dell’endometrio il rischio
appare ridotto del 40% dopo 2 anni di assunzione e del 60% dopo 4 o più
anni; il rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio si riduce del 50% in
donne che assumono terapia estroprogestinica per 3-4 anni e dell’80%
dopo più di 10 anni d’uso e persiste fino a 15 anni dalla sospensione.
Benefici minori si osservano con un periodo più breve di assunzione
(3-11 mesi).
Tumore del collo dell'utero (o della cervice).
È stata dimostrata un’associazione tra due tipi di neoplasia del collo
dell’utero detti “carcinoma squamoso della portio” e “adenocarcinoma
della cervice” e l’impiego di contraccettivi estroprogestinici: il
rischio è circa il doppio ma solo nelle donne che ne fanno uso da lungo
tempo (> 5 anni) e che presentano infezione persistente da HPV
(papilloma virus).
Tumore della mammella. I
risultati degli studi a questo proposito sono contrastanti. I
contraccettivi orali che contengono solo progestinici (cioè l’ormone
progesterone) sembrano avere effetti protettivi; le associazioni estro
progestiniche (cioè ormone estrogeno più progesterone) in donne giovani e
nullipare sembrano aumentare leggermente il rischio di tumore
mammario (che viene però diagnosticato ad uno stadio più iniziale e
generalmente non presenta linfonodi positivi), probabilmente perché
agiscono come promotori di un già preesistente tumore della mammella.
L’uso di contraccettivi orali in donne che presentino familiarità per
cancro mammario non determina un incremento del rischio,
indipendentemente dalla durata di assunzione prima della prima
gravidanza a termine.
Tumori del fegato. I
contraccettivi orali sono ritenuti tuttavia responsabili di tumori
benigni del fegato chiamati adenomi, che possono causare emorragie
talvolta fatali. Il rischio è correlato all’uso prolungato e
generalmente scompare alla sospensione della terapia. Esiste una
forte associazione tra gli adenomi “epatocellulari” (forma di neoplasia
(tumore) benigna del fegato) e l’impiego di estroprogestinici, ma
fortunatamente questi tumori sono estremamente rari, mentre non è
dimostrata un’associazione con l’epatocarcinoma (principale tumore
maligno del fegato).
Si può concludere dicendo che il
rapporto rischio/beneficio tra l’assunzione della terapia estro
progestinica e lo sviluppo di tumori maligni propende senza dubbio a
favore dell’utilizzo della pillola, la cui prima prescrizione non dovrà
mancare dei necessari controlli clinici di screening per valutare se la
paziente è idonea alla terapia.
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