Le tappe della raccolta e "bancaggio" del sangue placentare
Il banking del sangue placentare è complesso poiché richiede collaborazione tra vari servizi
Il
processo di banking delle Unità di sangue placentare è logisticamente
complesso poiché richiede una interazione multispecialistica basata
sulla collaborazione tra i servizi ostetrico-ginecologico (sala parto),
neonatologico (al parto), pediatrico (follow–up del neonato),
ematologico (indicazione al trapianto) e trasfusionale (gestione
completa delle Unità di sangue placentare). A tal fine è richiesta una
organizzazione dettagliata che deve operare secondo procedure tecniche
validate nel rispetto rigoroso delle leggi vigenti e di standard
precedentemente stabiliti.
Il sangue del cordone ombelicale può essere raccolto solamente nel caso in cui siano verificate determinate condizioni,
alcune di natura prettamente burocratica, altre di natura sanitaria.
Inoltre, l’adozione di un sistema di qualità, che è obbligatorio,
prevede che:
- tutti gli operatori siano stati formati e qualificati per le specifiche attività da svolgere;
- tutti i materiali siano dotati di approvazione per l’uso specifico e sottoposti a controllo prima dell’utilizzo;
- tutti gli strumenti utilizzati nelle varie fasi di lavorazione siano controllati secondo procedure stabilite e periodicamente verificati con strumenti di riferimento dotati di certificati del Servizio Italiano Tarature;
- il grado di soddisfazione del cliente sia monitorizzato;
- tutte le attività siano oggetto di miglioramento continuo.
L’attività di banking si può riassumere nel seguente schema operativo:
PRIMA TAPPA: questa è a carico del servizio ostetrico-ginecologico
e trasfusionale locale; comprende la selezione delle gestanti con
compilazione del questionario anamnestico e del modulo di consenso, il
prelievo del sangue cordonale con compilazione della scheda raccolta
dati, la conservazione temporanea del sangue ed il trasporto al centro
di riferimento che si fa carico della successiva lavorazione. Condizione
indispensabile per la successiva valutazione è il giudizio del
neonatologo sulle condizioni di salute del neonato relativamente alle
prime ore di vita e l’invio dei campioni di sangue materni per
l’esecuzione delle analisi previste dalle leggi vigenti in materia
specifica.
SECONDA TAPPA: a carico del servizio trasfusionale
(della banca) che ha il compito di valutare la conformità di quanto
effettuato dal centro di raccolta, correggere, se possibile, eventuali
scostamenti dagli standard operativi ed avviare le fasi successive di
caratterizzazione e crioconservazione delle Unità di sangue placentare
nonché l’allestimento delle Banche parallele di cellule (placentari),
siero (materno), plasma (materno e placentare) e DNA (materno e
placentare).
L’accuratezza e la completezza della
raccolta anamnestica e di tutti i documenti costituiscono la base per
poter procedere. L’ospedale o la clinica devono provvedere
all’addestramento del personale per la raccolta di sangue del cordone
ombelicale; non devono sussistere quei precisi criteri di esclusione, la
cui presenza viene eventualmente rilevata all’anamnesi materna e
paterna. La madre deve avere opportunamente sottoscritto un consenso
informato.
Il rispetto di queste procedure permette
che vengano escluse dal processo di raccolta un certo numero di Unità
placentari che comunque verrebbero eliminate in seguito, minimizzando
così il numero delle sacche che viene scartato nelle fasi successive a
causa della non idoneità.
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