ECCO QUANDO È POSSIBILE DONARE IL CORDONE OMBELICALE


Per la donazione del cordone ombelicale devono essere rispettati alcuni parametri di sicurezza
La raccolta e la conservazione del sangue placentare devono essere eseguiti in conformità con le normative vigenti e con gli standard stabiliti a livello nazionale e internazionale che regolamentano la donazione e la manipolazione del sangue placentare. È importante sottolineare come la raccolta sia assolutamente scevra di rischi sia per la mamma che per il neonato. Il prelievo del sangue del cordone ombelicale va effettuato nel rispetto delle seguenti condizioni che rappresentano i criteri di inclusione per la donazione stessa.
Criteri di inclusione:
  1. Esclusi comportamenti a rischio noti per la diffusione di patologie infettive trasmissibili con il sangue, a carico della madre e/o del padre;
  2. Assenza di epatite B, epatite C, HIV e sifilide in entrambi i genitori;
  3. Assenza di malattie ereditarie genetiche, ematologiche e/o immunologiche della madre e/o del padre o nella famiglia;
  4. In caso di parto che si verifichi prima della 34° settimana, la raccolta è vietata soprattutto per le cause che possono determinarlo, oltre che per le ridotte dimensioni funicolari e placentari, che impediscono la raccolta di una dose cellulare di sangue placentare adatta al “banking” (conservazione). In particolare le cause scatenanti un parto pre-termine possono essere distinte in: 
          a. Cause materne:
    • Malattie metaboliche (ipertensione, diabete, disordini tiroidei;
    • Malattie infettive (infezioni urinarie, cervico–vaginali, virali e batteriche);
    • Alterazioni strutturali del miometrio (patologia malformativa, fibromiomi, insufficienza cervico-istmica…). 
           b. Cause fetali:
    • Malformazioni fetali;
    • Allo–immunizzazione materno-fetale;
    • Infezioni fetali (da CMV e da toxoplasma in particolare). 
           c. Cause ostetriche:
    • Gravidanza multipla;
    • Rottura prematura delle membrane;
    • Sindrome vasculo-renale (pre-eclampsia, eclampsia).
  1. Assenza di malformazioni congenite del neonato;
  2. Rottura delle membrane inferiore alle 12 ore: una rottura intempestiva delle membrane può essere determinata da diversi fattori. Tra questi, quelli che possono essere motivo di esclusione dalla raccolta sono sicuramente le infezioni cervico-vaginali, che a volte possono decorrere in maniera del tutto asintomatica, cioè senza dare alcun sintomo. Conseguenza temutissima dell’evento di rottura prematura delle membrane è l’infezione endouterina, soprattutto per le conseguenze che può avere sul feto. È stato provato che la frequenza con cui questo evento si realizza è direttamente proporzionale al tempo che intercorre tra la rottura delle membrane e l’inizio del travaglio, tempo che può variare da poche ore ad alcuni giorni. L’infezione fetale che deriva da cervico-vaginiti può realizzarsi sia attraverso il liquido amniotico, causando una colonizzazione da parte dei germi dell’albero tracheo-bronchiale, sia attraverso i vasi ombelicali, provocando un interessamento del circolo ematico fetale, e quindi una sepsi;
  3. Assenza di febbre superiore a 38°C il giorno prima, il giorno stesso o seguente al parto;
  4. Assenza di stress fetale: prendendo come parametri di riferimento quindi un Ph dell’arteria e della vena ombelicale superiore a 7,10 ed un Apgar maggiore di 6. A questo proposito è importante sottolineare che attualmente, grazie anche ad uno studio svolto da collaboratori dell'Università Tor Vergata di Roma, la presenza di meconio nel liquido amniotico e di alterazioni cardiotocografiche non sono più considerati come segni di sofferenza fetale, ma come segni di “stato fetale non rassicurante” e pertanto non più considerati criteri che possano escludere la donazione;
  5. Tamponi vaginali negativi per lo Streptococco B-emolitico;
  6. Presenza del consenso informato firmato dalla madre donatrice che acconsente alla raccolta, al prelievo, al banking, ed alla donazione allogenica per trapiantare pazienti affetti da malattie ematologiche che non dispongano di donatore familiare e necessitino di trapianto, nonché all’esecuzione di test sierologici che andranno poi ripetuti a distanza di 6-12 mesi dal parto. La donna inoltre rinuncia ad avanzare diritti in futuro sull’Unità di SP essendo a conoscenza del fatto che non necessariamente, qualora ce ne fosse bisogno, tale Unità possa essere in futuro disponibile alla donazione per un figlio o un altro familiare.
A questi criteri di inclusione se ne possono di volta in volta aggiungere altri, sulla base della considerazione di eventi di natura socio-sanitaria di particolare rilevanza. Da non dimenticare, a questo proposito, l’esclusione alla donazione, poiché stabilito da una legge dello Stato Italiano, qualora la madre e/o il padre abbiano soggiornato in Gran Bretagna per un periodo minimo di sei mesi, anche non consecutivi, tra il 1980 ed il 1996, per il pericolo di avvenuto contatto con carni infette, provenienti da animali affetti dalla Sindrome di Creutzfeldt-Jacob.Scritto per www.vitacchenasce.org "Settimanale on line di salute e benessere della coppia"


Commenti

Post popolari in questo blog

LA LAPAROSCOPIA GINECOLOGICA: CENNI STORICI

INFEZIONI GENITALI DA GERMI COMUNI NELLE DONNE, IL TAMPONE VAGINALE

L'ENDOMETRIOSI PROFONDA: DEFINIZIONE, DIAGNOSI E TRATTAMENTO.